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Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare

Ricordo ancora quella sera... distesa nel divano...stanca delle "prese in giro"... iniziai a piangere ed inconsolabile pronunciai a mia madre quelle semplici ma rovinose parole "... dovrei mettermi un pochino a dieta" ...
Una dieta innocua che in poco tempo mi portò ad eliminare sempre più cose... portandomi all´ossessione.
Tutte le occasioni fuori casa, lontano dalla mia famiglia sono una scusa per digiunare... a digiunare per sentirmi più forte. Il cibo assunto diminuisce ma l´attività fisica aumenta... Diventa un ossessione.
Pensavo a quante calorie consumavo nel fare un esercizio... la passione e l´amore per la danza passarono presto in secondo piano...




L'Anoressia Nervosa (AN) è senza dubbio il disturbo del comportamento alimentare più al centro della pubblica attenzione, quello che fa più paura.
Apparentemente caratterizzata semplicemente dalla eccessiva magrezza, nella realtà l'AN è una patologia nella quale è presente una costante e patologica preoccupazione per il peso e le forme corporee. La illusione di poter gestire l'ambiente, le relazioni ed il mondo esterno attraverso un severo controllo del corpo e della assunzione di cibo nasconde, il più delle volte, una intensa insicurezza e una bassa autostima.
Il ricorso a comportamenti ritualizzati di vario tipo (controllo delle calorie, del peso, di alcune parti del corpo, condotte anomale a tavola) accompagna le preoccupazioni per peso e corpo al punto che il ricorso ad esse sembra poter esorcizzare tali paure. In alcune situazioni la ritualizzazione dei comportamenti diviene così intensa da interferire profondamente con le attività quotidiane finendo per far "consumare" le giornate in comportamenti e pensieri sempre uguali a se stessi.
La rappresentazione del proprio corpo come "sempre troppo grasso" accompagna le persone affette da questa malattia e determina una reale impossibilità a vedersi magre anche in condizioni di malnutrizione estrema. Nello stesso tempo la paura di riprendere peso in maniera incontrollata è presente anche nelle fasi in cui la persona lo sta in realtà perdendo.
Alcune persone svolgono una estenuante attività fisica immotivata (iperattività) mentre in altre situazioni il cibo assunto viene eliminato ricorrendo al vomito.

Non è infrequente il fatto che le persone che soffrono di AN cerchino una perfezione irraggiungibile con conseguente scontentezza di ogni cosa. Questo tipo di perfezionismo è caratterizzato dalla preoccupazione di compiere errori nel raggiungere standard personali, dalla continua dubbiosità su fatto che i comportamenti corrispondano alle aspettative, nel derogare e auto criticarsi quando si fallisce nel raggiungere i propri standard personali. Questa autovalutazione negativa potrebbe rendere gli individui vulnerabili a mal adattamenti in generale e ad interiorizzare  i problemi in particolare; in queste situazioni si parla di perfezionismo clinico. Questa caratteristica spiega in alcuni casi la intensa preoccupazione per i risultati scolastici ed il conseguente rendimento, un impegno lavorativo eccessivo, una incapacità di spendere il propri soldi in modo piacevole.

Un altro elemento frequentemente presente nelle persone che soffrono di AN è una bassa autostima o la sensazione che la propria autostima sia fortemente condizionata dal controllo del peso o di altri fattori ambientale. Quando l'idea di come vorrei fosse il mio modello di vita (o di corpo, di peso ecc...) sembra non corrispondere a quanto accade nella realtà si genera una condizione di sofferenza personale talvolta molto intensa. Questa situazione si presenta tipicamente nella adolescenza e pre adolescenza, periodo nel quale la persona deve fronteggiare molti messaggi contrastanti (aspettative di genitori, scuola, coetanei, cambiamenti del corpo) ed è un fattore di rischio di sviluppare e mantenere un DCA. Infatti alcune persone, a fronte di queste difficoltà, si rifugiano nel controllo del corpo, del peso e della fame che diventano il contesto nel quale mettere alla prova la propria capacità.

La sensazione di vivere una vita diversa da quella di amici e coetanei, la difficoltà a condividere i momenti sociali che prevedono l'assunzione di cibo, il confronto ossessionante del corpo e la convinzione di essere fuori posto, non all'altezza o di non saper cosa dire contribuiscono a generare una condizione di isolamento e difficoltà nelle relazioni. 



SIAMO IN TANTI: IO, ME STESSA E LA MALATTIA

E’ un’equazione che piano piano inizia a prendere forma: “meno mangio più sono sola”.
E’ un’operazione perfetta, non le sfugge nulla. E’ difficile capire come accada, i meccanismi di questo disturbo restano un’incognita degna delle migliori operazioni matematiche.

Il pensiero si focalizza esclusivamente sul cibo, nella mente si rincorrono una gran quantità di domande alle quali si fa fatica a dar risposta:
• “Quanto devo camminare per smaltire il pranzo?”
• “Quali cibi hanno meno calorie?
• “Quanti chili devo ancora perdere?”
… e via così, avanti, in un rincorrersi di questioni destinate a rimanere irrisolte.

E mentre ci si ingarbuglia la mente dentro queste domande, si perde piano piano il contatto con la realtà, ci si isola nel proprio mondo. Si rifiutano gli inviti ad uscire per paura di mangiare o di ritrovarsi di fronte a situazioni che non si è in grado di gestire, sempre e comunque correlate alla malattia.






Criteri diagnostici dell’Anoressia Nervosa secondo il DSM-5 

A.Restrizione dell’apporto energetico rispetto al necessario, che conduce a un peso corporeo significativamente basso tenendo conto dell’età, del sesso, della traiettoria evolutiva e dello stato di salute fisica. Si intende per peso significativamente basso un peso che è inferiore al minimo normale o, per i bambini e gli adolescenti, inferiore a quello minimo atteso

B. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grasso, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche in presenza di un peso significativamente basso

C. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il proprio peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, o persistente rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso

Specificare il sottotipo:

Tipo restrittivo: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha avuto ricorrenti crisi bulimiche o condotte di eliminazione (cioè vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). Questo sottotipo descrive quei casi in cui la perdita di peso è ottenuta primariamente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’esercizio fisico eccessivo

Tipo con crisi bulimiche/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha avuto ricorrenti crisi bulimiche o condotte di eliminazione (cioè vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi)

Specificare il livello attuale di gravità: il livello minimo di gravità è basato, per gli adulti, sull’attuale indice di massa corporea (vedi sotto) o, per i bambini e gli adolescenti, sul percentile dell’indice di massa corporea. Il livello di gravità può essere aumentato tenendo conto dei sintomi clinici, del grado di disabilità funzionale e del bisogno di supervisione

Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2

Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2

Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2

Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2

CONTROLLO INCONTROLLABILE

Il disturbo ha cominciato ad affondare le sue radici in me in maniera subdola e silenziosa. A circa 15 anni ho iniziato ad abbuffarmi, pensando di soddisfare un mio impulso naturale, a cui non potevo assolutamente sottrarmi perché era insito in me. Quando però mi sono resa conto delle trasformazioni che procurava sul mio corpo, si è trasformato in un incubo.
I primi periodi di restrizione li consideravo pause felici in cui riuscivo a dominare l'impulso,  mi facevano sentire piena di forze e finalmente un po’ soddisfatta di me stessa: riuscivo a mantenere il controllo, sperando ogni volta che sarebbe durato per sempre, che avrei potuto definitivamente sconfiggere il pericolo delle abbuffate. In realtà, dopo periodi di durata variabile, cedevo: ricominciavano quindi i sensi di colpa, di fallimento, di totale insoddisfazione.

Le abbuffate occupavano gran parte della mia giornata, mi impedivano di studiare, mi costringevano a rimanere chiusa in casa per la vergogna; quanto più aumentavo di peso, tanto più aumentava il senso di disprezzo e di ribrezzo verso il mio corpo.
Ero ossessionata dalla grossezza delle mie gambe, non sopportavo l’idea di sentire le cosce e le ginocchia toccarsi; percepivo ogni filo di grasso in più che andava a depositarsi sui fianchi, sulla pancia, sul sedere;

misuravo anche i più impercettibili aumenti di peso in base a quanto sentivo più o meno stretti i pantaloni o le maglie

La Bulimia Nervosa è caratterizzata dal presentarsi di abbuffate seguite da comportamenti volti a ridurre il rischio di aumentare di peso o ad eliminare il cibo assunto durante l'abbuffata. Definire un'abbuffata è solo apparentemente semplice: alcune condotte alimentari lo sono chiaramente (le persone mangiano in breve tempo una grande quantità di cibo spinte da una compulsione incontrollabile. Nella realtà il concetto di abbuffata è molto più sfumato: vi sono situazione nelle quali si ha la sensazione di ave perso il controllo del cibo per il semplice fatto di aver assunto un "cibo proibito" anche se in piccola quantità. Che si tratti di abbuffate oggettive o di una situazione più sfumata, le persone che soffrono di bulimia sono "costrette" ad attuare dei comportamenti di compenso come il vomito, il digiuno o altre condotte di questo tenore.
Molto spesso la Bulimia Nervosa esordisce dopo un tentativo di restrizione alimentare, una dieta molto serrata o un periodo più o meno lungo di Anoressia. Non di rado la Bulimia segue un evento stressante e drammatico come un abuso o una violenza.
In una prima fase della malattia le abbuffate avvengo in maniera assolutamente compulsiva ed incontrollabile ma non è raro che, dopo un periodo di tempo, esse vengano in qualche modo programmate. Il cibo viene procurato, comprato apposta o preso in casa; si sa di aver il tempo disponibile per mangiarlo ed eliminarlo; si organizza come smaltire i rifiuti. In queste condizioni le persone possono manifestare anche più crisi bulimiche nella stessa giornata fino a giungere, in casi estremi, ad una condotta bulimica generalizzata che occupa molte ore al giorno.
In alcune persone concedersi una abbuffata produce un effimero senso di sollievo emotivo, talvolta un breve piacere. Dopo poco tempo questa iniziale sensazione gradevole lascia il posto ai sentimenti di colpa, alla angoscia di prendere peso, al vuoto emotivo che finisce per essere riempito con una nuova abbuffata.
Nella Bulimia Nervosa viene attribuita alla immagine corporea ed al peso una importanza estrema, assolutamente innaturale e la propria autostima sembra indissolubilmente legata al proprio corpo ed alla immagine di esso.
Le persone che soffrono di Bulimia Nervosa sono spesso impulsive e non è raro che possano avere condotte autolesive ripetute, talvolta gravi. Ma questa malattia si associa anche avere e proprie condizioni psicopatologiche come la depressione, i disturbi d'ansia, l'abuso di alcool o di sostanze psicoattive.
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